Dal principio di sovranità, in passato, conseguiva il corollario della irresponsabilità dello Stato nei confronti dei suoi sudditi e, quindi, la irrisarcibilità dei danni provocati – alla collettività come al singolo – dall’organizzazione politico-amministrativa. L’idea che lo Stato, nel suo agire, dovesse rispettare la legge poté affermarsi solo in seguito, correlativamente e conseguentemente all’ascesa dello Stato di diritto, che recava con sé il principio per cui gli uomini dovessero essere governati dalla legge, certa, e non dall’arbitrio di altri uomini. Grazie al pensiero liberale, quindi, il principio di sovranità, e con esso il corollario dell’irresponsabilità del sovrano, venne messo in discussione poiché avvertito come un arbitrario privilegio, non piú conciliabile con gli ideali rivoluzionari, in particolare con il principio di legalità, secondo cui la legittimità dell’esercizio del potere politico doveva passare attraverso una norma giuridica preventivamente approvata. L’obiettivo del saggio è fornire una panoramica delle diverse ricostruzioni ermeneutiche in punto di natura giuridica della responsabilità civile della Pubblica Amministrazione, in una prospettiva di efficienza paretiana ed analisi economica del diritto. Particolare attenzione sarà riservata al rischio elettivo, alla paura della firma e alla politica del diritto, in un’ottica di buon andamento, efficacia, efficienza ed economicità dell’azione amministrativa.