Carlo Mignone
Sustainable development is an ambiguous concept in itself: within the legal reasoning, it sometimes appears as an autonomous principle, or even as a general clause, a hermeneutic canon, a criterion of balance, an evaluation standard. It is the task of the interpreter to bring back into the fundamental rights a “knowledge brand” endowed with intrinsic normativity, with the awareness that without reference to systematic data, i.e.
to the guiding values of the legal system, everything becomes sustainable. This essay proposes a reading of the “principle of sustainability” that starts from the bottom. Not from norms and dogmas, but from facts; that is, passing through jurisprudential cases where not only regulatory matrices and interests involved emerge, but also power technologies working behind the imaginary of sustainability.
Lo sviluppo sostenibile è un concetto in sé ambiguo. Nell’argomentazione giuridica, esso appare talvolta nelle vesti di un autonomo principio, altre volte come clausola generale, canone ermeneutico, criterio di bilanciamento, standard valutativo. È compito dell’interprete riportare nell’alveo dei diritti fondamentali un “marchio della conoscenza” dotato di intrinseca normatività, con la consapevolezza che senza riferimento al dato sistematico, ai valori-guida dell’ordinamento, tutto diventa sostenibile. Questo saggio propone una lettura del “principio di sostenibilità” che muove dal basso. Non dalle norme e dai dogmi, bensì dai fatti; passando cioè attraverso casi giurisprudenziali ove affiorano le matrici regolative e gli interessi coinvolti, ma anche le tecnologie di potere che sono all’opera alle spalle dell’immaginario della sostenibilità.