This essay offers a discussion on the crime of denialism. The punishment of this form of expression falls into the scope of a larger wave of proliferation, transformation and growth of speech crimes. An analysis of the relationship between denialism and the traditional speech crimes shows that the former, despite the fact that it fully belongs to this category and hence shares most of its critical aspects (especially regarding the harm principle), seems to be a stand-alone subcategory. The main rationale behind criminalising denialism is, indeed, the protection and consolidation of a shared consensus concerning the truth of extremely important historical facts. In this respect, the provision in point serves promotional and symbolic purposes. The final part of this essay provides an assessment of the proposal made by the ltalian legislator to introduce denialism as an aggravating factor of the crime of «dissemination of racist ideas» governed by the Mancino Act.
Il contributo si propone di riflettere sul negazionismo come reato. La criminalízzazione di tali proclami appartiene ad un movimento più ampio di moltiplicazione, trasformazione ed espansione del più ampio genus dei reati di opinione. Tuttavia, esaminando il rapporto tra il reato di negazionismo e i tradizionali reati di opinione emerge che tale fattispecie incriminatrice, pur appartenendo a questa categoria e dunque pur condividendone in larga parte i profili problematici (in particolare con riferimento al principio di offensività), ne costituisce una species peculiare. Tale riflessione mostra come il reato di negazionismo sul piano del significato tuteli e intervenga a consolidare un consenso intorno ad una verità riguardante fatti storici particolarmente significativi. In tale caso la norma svolge una funzione promozionale, simbolica. Nella parte finale il contributo si sofferma sulla scelta del legislatore italiano di introdurre il negazionismo come aggravante nell'ambito della fattispecie di diffusione di idee razziste della legge Mancino.