Esiste un senso elementare in cui possiamo dire che è completa una norma come, p. e., �Chiunque commetta un furto deve essere punito (con la pena p)�: è un�unità ben formata e autonomamente significante. Nella teoria del diritto, tuttavia, la discussione si concentra su una accezione diversa di �completezza� normativa: dato che affinché un giudice debba (e/o possa) punire qualcuno per il reato di furto molte condizioni (e non solo che l�agente abbia commesso tale reato) sono necessarie, la formulazione �completa� di quella norma dovrebbe esplicitamente includere l�insieme totale di queste condizioni. Questa nozione di completezza normativa emerge soprattutto nell�opera di Kelsen. Suggerisco che questa dottrina di completezza sia sbagliata, e che essa renda oscura una distinzione importante. Identifico due sensi rilevanti di completezza normativa: in senso (A), una norma N è completa se e solo se il suo antecedente include tutte le condizioni dalle quali dipende il prodursi del suo conseguente; in senso (B), una norma N è completa se e solo se sono soddisfatte le condizioni dalle quali dipende l�esistenza di N. Kelsen sembra presupporre che fra questi due sensi non esista alcuna distinzione rilevante. Sostengo, contro Kelsen, che fra le accezioni (A) e (B) esiste una distinzione essenziale �e che, inoltre, (B) non fornisce alcuna nozione teoricamente utile.