All�interno dell�arcaico ordinamento giuridico romano, di cui erano parti uomini e dei, liber era colui che apparteneva alla comunità cittadina ed era perciò protetto dalla legge di Numa sull�omicidio volontario, secondo la quale si qui hominem liberum dolo sciens morti duit, paricidas esto. Sacer, al contrario, era colui che, avendo tenuto una condotta vietata in quanto ritenuta offensiva per una divinità, apparteneva a questa ed era perciò in balia della sua volontà, che poteva culminare in una decisione di morte, da attuarsi per il tramite di uno qualunque dei membri del gruppo sociale. Con l�andar del tempo, peraltro, l�antitesi tra homo liber e homo sacer si appanna, fino a svanire del tutto. A seguito del riconoscimento giuridico della pratica della schiavitù, non anteriore alla monarchia etrusca, il liber veniva infatti contrapposto anche al servus, ossia a colui che apparteneva a un liber; e con il progressivo declino della figura dell�homo sacer, che ha inizio a partire dal IV secolo a.C., il liber finiva per perdere il suo originario antagonista. Ma quest�ultimo, fossile di difficile decifrazione per gli stessi scrittori romani di epoca tarda, continuerà a pesare per sempre sul nostro bagaglio culturale.