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Elena Valentini
1. La situazione di fatto.- 2. Le note ragioni del (surrettizio) impiego della cautela a scopi sostanziali.- 3. Un caso paradigmatico: l'innesto dei commi 1 bis e 2 ter nell'art. 275 c.p.p. -4. Il ruolo marginale delle esigenze cautelari e gli automatismi che ne caratterizzano la valutazione.- 5. La progressiva dilatazione della durata massima della custodia in carcere.- 6. Gli interventi normativi su istituti estranei al libro IV del codice, ma che si spiegano in una logica "cautelare".- 7. Un bilancio amaro.- 8.Riflessioni de iure condendo.- 9. Segue: a) garantire al giudice cautelare una cognizione piena degli atti d'indagine.- 10. Segue: b) intervenire in modo "pedagogico" sulla disciplina del riesame.- 11. Segue: c) rivedere l'art. 274 lett.- 12. Segue: d) eliminare (o comunque rifomare) gli automatismi nell'applicazione delle misure.- 13. Segue: e) rilanciare gli strumenti di sorveglianza elettronica e valorizzare le misure non custodiali.- 14. Segue: f) rendere più effettivo il criterio di proporzionalità, con specifico riferimento alla durata della custodia.
