Alessandro Riccobono
Il contributo analizza le tre recenti sentenze del Tar Lazio che hanno vagliato la legittimità delle ordinanze di precettazione emanate dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti in occasione degli scioperi nazionali del trasporto ferroviario e del trasporto pubblico locale proclamati nella seconda metà dello scorso anno. Pur essendo state pubblicate nello stesso giorno, per mano del medesimo estensore, le pronunce si segnalano per l'esito divergente, avendo la prime due confermato la validità del provvedimento ministeriale e la terza disposto il suo annullamento per l'insussistenza dei requisiti di necessità ed urgenza che autorizzano l'intervento d'ufficio dell'organo politico, ai sensi dell'art. 8, l. 146/1990. A fronte dell'ingerenza sempre più frequente dell'autorità pubblica nella gestione del conflitto, le decisioni in esame permettono di riflettere sulla controversa dialettica tra diritto di sciopero e potere di precettazione, in una temperie culturale che sembra aver spostato l'intervento repressivo dell'autotutela collettiva dall'eccezionalità alla fisiologia delle relazioni sindacali
The article discusses two judgments of the Regional Administrative Court of Lazio (n. 5939/2024 e 6084/2024), which assessed the legality of the Minister for Infrastructure and Transport's imposition of compulsory measures during national rail and public transport strikes that took place last year. Although they were written by the same author and published on the same day, the judgments have different outcomes: the first upholds the ministerial measure, while the second annuls it for violation of substantive and procedural requirements. These decisions prompt a reflection on the controversial relationship between the right to strike and the political power to limit its effects, especially in the light of the increasing interference of the public authorities in the management of collective conflicts. The essay suggests that there has been a shift in the cultural climate, with repressive intervention in collective self-defense moving from a perspective of exceptionality to that of a normal course of action