In questo articolo confrontiamo, utilizzando dati italiani, sia trasversali che longitudinali, di EU-SILC, gli effetti dell’adozione di soglie di povertà assoluta o relativa nella stima dell’incidenza della povertà e nell’analisi delle dinamiche della povertà. Le soglie di povertà relativa (RPT) e assoluta (APT) sono applicate al reddito familiare equivalente. La stratificazione dei due indici per composizione familiare, area geografica e altre caratteristiche socio-economiche consente di mostrare e discutere le differenze tra i due approcci alla misurazione della povertà. Utilizzando l’APT le differenze (in termini di incidenza della povertà) tra le regioni sono inferiori a quelle che otteniamo utilizzando l’RPT. Al contrario, utilizzando l’APT le differenze tra tipologie familiari sono più forti di quelle che otteniamo utilizzando l’RPT. Differenze sono riscontrate anche in termini di persistenza della povertà (vale a dire, essere poveri per almeno tre anni su quattro). Inoltre, l’APT tiene conto del diverso potere d’acquisto nelle regioni italiane, non dipende dal livello di reddito medio, ed è quindi più sensibile agli effetti delle recessioni economiche.