Michele Grassi
Se l’ordinamento italiano prevede da tempo la possibilità di rimuovere gli effetti pregiudizievoli delle decisioni penali di condanna adottate in violazione dei diritti umani, più recente è l’introduzione di un motivo di revocazione della sentenza civile per contrasto con la CEDU. Il nuovo meccanismo revocatorio presenta, tuttavia, un ambito di applicazione particolarmente ristretto, cosicché, in molti casi, non è ancora possibile ottenere la riapertura del procedimento nazionale sebbene una sentenza della Corte di Strasburgo abbia accertato l’incompatibilità del giudicato civile con i diritti umani tutelati dalla CEDU. Il presente studio si interroga, allora, sull’esistenza di un obbligo di riapertura dei procedimenti civili nazionali quale conseguenza dell’obbligo di dare esecuzione alle sentenze della Corte EDU, di cui all’art. 46 CEDU, letto alla luce del rapporto di responsabilità internazionale che sorge in conseguenza di un illecito.
While the Italian legal system has long provided for the possibility of removing the prejudicial effects of criminal law decisions adopted in violation of human rights, the introduction of a ground for revoking a civil judgment for contravention of the ECHR is more recent. Nonetheless, the new revocation mechanism has a particularly narrow scope of application, so that, in many cases, it is still not possible to reopen national proceedings even though a ruling from the European Court of Human Rights (ECtHR) has finally established the incompatibility of the civil judgment in question with the human rights protected by the ECHR. This study investigates the possible existence of an obligation to reopen domestic civil proceedings as a consequence of the obligation to abide by the judgments of the ECtHR under Article 46 ECHR, considered in light of the rules on State responsibility for international wrongful acts.