In both essays written for the "Rivista" in 1926 and 1935, Antonio Banfi tries to apply his general philosophical theory to the analysis of law. In the light of the influence he received from his contemporary philosophical schools, particularly from phenomenology and the Marburg neo-Kantianism, Banfi believes that philosophy of law has the task to look for a theoretical synthesis, actually never fulfilled, between both the material and the ideal sides of juridical phenomena. Such synthesis, according to him, is also able to preserve the immediate vital meaning of the experience. However, a certain closeness with some themes of Giovanni Gentile's philosophy appears therein, despite the speculative and political distance between the two thinkers. Not even Banfi's later approach to Marxism changes fundamentally his philosophical position, which, in fact, maintains all its problematic issues.
Nei due contributi che scrive per la "Rivista" nel 1926 e nel 1935, Antonio Banfi cerca di ampliare all'analisi del diritto la sua teoria filosofica generale. Raccogliendo le suggestioni di alcune scuole a lui contemporanee, in primo luogo la fenomenologia e il "neokantismo marburghese", Banfi crede che sia compito anche della filosofia del diritto quello di ricercare una sintesi conoscitiva, in verità sempre sfuggente, tra il versante materiale e quello ideale del fenomeno giuridico, preservandone l'immediato significato vitale. Si mette qui, però, parimenti in evidenza una certa vicinanza con alcuni temi della filosofia gentiliana, nonostante la distanza speculativa e politica dei due autori. Neanche il successivo avvicinamento al marxismo sembra poi mutare in profondità la posizione di Banfi, che anzi conserva tutti i suoi lati problematici.