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The fact that an offense can be committed by artificial intelligence seems to be an oxymoron, at least in a legal system where criminal acts are, by definition, an expression of the personality of a human being. However, reality is knocking on the door of criminal lawyers, challenging them with the possibility that a non-human agent may commit harmful acts that the community would want to be punished. This paper questions the prospects of a rational criminal control with respect to acts performed by or through machines and software that learn and evolve by interacting with the environment in which they act.
Che un reato possa essere compiuto da un'intelligenza artificiale sembra un ossimoro, almeno in un sistema in cui l'illecito penale è per definizione espressione della personalità di un essere umano. La realtà bussa, però, alla porta del penalista, interpellandolo sulla possibilità che un agente non umano possa commettere fatti dannosi per i quali la collettività esprime un bisogno di pena. Il presente lavoro si interroga allora sulle prospettive di un controllo penale razionale rispetto a fatti compiuti da o per mezzo di macchine e software che apprendono ed evolvono confrontandosi con l'ambiente in cui operano.
