L'articolo propone una concezione compatibilista tra determinismo e libertà che rende teoricamente possibile la comprensione reciproca tra neuroscienze e diritto penale. Ciò implica la rinuncia ai due estremi rappresentati, da un lato, dal cosiddetto materialismo eliminativo o meccanicistico e, dall'altro lato, da un indeterminismo puro o metafisico. Si accoglie invece un concetto minimo di libertà intesa come “autodeterminazione” in senso intersoggettivo. In termini dogmatici, ne risulta un procedimento di attribuzione della responsabilità penale nell'ambito del quale i casi difficili vengono risolti a favore dell'autore del reato. Senza ignorare i rischi dell'impostazione deterministica, l'approccio che si propone è fondato su cinque postulati, che ruotano attorno all'umanità della pena, e si articola in tre capisaldi metodologici: il rifiuto della retribuzione come scopo della pena, un modello permeabile di scienza penale e la ricerca di risposte unitarie ai problemi scientifici.
This essay offers a compatibilist view of determinism and freedom that makes a mutual understanding between neuroscience and criminal law theoretically possible. This implies giving up the two extremes represented, on the one hand, by the so-called eliminative or mechanistic materialism and, on the other hand, by pure or metaphysical indeterminism. What is accepted instead is a minimal concept of freedom understood as ‘self-determination' in an intersubjective sense. In dogmatic terms, this results in a procedure of attribution of criminal liability in which difficult cases are resolved in favor of the offender. Without ignoring the risks of a deterministic view, the approach put forward here is based on five postulates, which revolve around the principle of humanity of punishment, and is structured in three methodological cornerstones, i.e. the rejection of retribution as a purpose of punishment, a permeable model of criminal science, and the search for consistent answers to scientific problems.