Nell’ambito della storiografia sul voto in età pre-moderna, l’articolo esamina la composizione dei consigli municipali della Lombardia preunitaria all’interno del progressivo passaggio da voto corporativistico a voto individuale. A partire dal settecento lo stato aveva cercato di scardinare il monopolio dei ceti dirigenti locali sulle assemblee, ma con risultati incerti. Sotto Napoleone, l’introduzione delle duple permise allo stato di controllare le nomine ma garantì il coinvolgimento delle élite locali. Il sistema elettorale introdotto nel 1815 sanzionò questo compromesso. Attraverso l’utilizzo del concetto di cooptazione l’autore definisce i livelli di accessibilità dei consigli comunali di sei capoluoghi di provincia, e l’incidenza dell’intervento governativo. Inserendo il caso di studio all’interno dell’evoluzione dei sistemi elettorali locali, l’autore sostiene che i ceti dirigenti lombardi riuscirono a mantenere il controllo delle assemblee, rallentando l’affermazione del voto individuale.