Angelo Mangione
The goal of this paper is to offer a potential thematization of the cultural path taken — in the legal theory and above all in the case-law — in recent years with regard to anti-mafia seizure and confìscation. The starting point is a test of the strength of the legitimization paradigm of preventive measures, i.e. social dangerousness. On the speculative assumption that a theory is only good ifit works in practice and that the criminal rules are solution plans designed to work in trial, the Author examines the case-law application of social dangerousness to demonstrate how it becomes increasingly detached from prognostic mechanisms and rather seems to embrace a diagnostic perspective aimed at verifying facts. Also the evolution of the applicable regulations seems to move in this direction. The legal provisions on the revocation of confìscation is emblematic in this respect: on the one hand, it attaches a huge importance to the verifìcation of facts in criminal proceedings and, on the other hand, it recognises how a confìscation could be retroactively cancelled, even when it involves only the subjective assumption of personal dangerousness, i.e. the introduction of evidence in one of the legai categories pursuant to articles 1 and 4 of legislative decree No. 159/11. Hence, the legai inconsistency of the thesis of intrinsic danger of possessions as a preliminary requirement for the legitimacy, from a constitutional and conventional standpoint, of preventative confìscation. There also follows a confìrmation of the maturity of the position endorsed by part of the Supreme Court aimed at developing a "grammar of proof" and at giving an increasingly central rote to the perspective of 'facts'. This cultural itinerary — despite its contradictions and resistances that typically characterize a "work in progress" — marks the spiritual situation of preventative confìscation: a progressive route that is increasingly more focused on the needs to provide guarantees, including of conventional nature, the outcome of which seems to lead to a newform of confìscation.
Il saggio intende offrire un tentativo di tematizzazione del percorso culturale - dottrinale ma soprattutto giurisprudenziale - intrapreso negli ultimi anni dalla confisca antimafia. Il punto di partenza è costituito dalla verifica circa la capacità di tenuta del paradigma di legittimazione della misura di prevenzione: la pericolosità sociale. Sul presupposto teoretico che una teoria è buona solo se funziona nella prassi e che le norme penali costituiscono programmi di soluzione destinati ad operare nel processo, l'Autore muove dall'esame della declinazione giurisprudenziale della pericolosità sociale per dimostrare come essa appaia sempre più estranea alla meccanica prognostica e, al contrario, sembri allinearsi sempre più lungo una prospettiva diagnostica tesa cioè all'accertamento di fatti. Anche l'evoluzione normativa appare muoversi in questa direzione: emblematica è la disciplina della revocazione della confisca, la quale, per un verso, attribuisce un peso determinante all'accertamento di fatto svolto in sede penale, e, per altro verso, riconosce come la confisca possa essere retroattivamente rimossa anche incidendo sul solo presupposto soggettivo della pericolosità personale ossia degli indizi di inserimento in una delle categorie legali di cui agli artt. 1 e 4 d.lgs. n. 1 5 9 / 1 1 . Da qui, la inconsistenza giuridica della tesi della pericolosità intrinseca del bene quale presupposto di legittimazione, costituzionale e convenzionale, della confisca di prevenzione. E sempre da qui, la conferma della maturità dell'orientamento assunto da una parte della Suprema Corte, teso a elaborare una 'grammatica della prova' e a riconoscere alla prospettiva del 'fatto' una centralità sempre più marcata. Questo itinerario culturale — pur con tutte le contraddizioni e resistenze di un work in progress — segna la situazione spirituale della confisca di prevenzione: un percorso progressista sempre più attento alle esigenze garantistiche anche di rango convenzionale, e i l cui esito sembra precludere ad una confisca dal volto nuovo.