La ricerca argomenta che per spiegare il ristagno dell’economia italiana negli anni 1999-2007 è necessaria un’analisi territorialmente disaggregata. In questa prospettiva, acquistano particolare importanza due aspetti, considerati sia separatamente che nelle reciproche relazioni: la crisi della grande industria del Nord, dovuta prevalentemente allo scarso rinnovo della qualità dei prodotti, e il blocco dello sviluppo al Sud, dopo la fine delle politiche straordinarie, non compensate da altri interventi dopo l’ingresso dell’Italia nell’emu.
Le aree distrettuali del Centro-Nord sono invece considerate vitali, anche se bisognose di consolidamento. L’interpretazione proposta si rifà alla prospettiva teorica delle “connessioni” (Network Theory of Development), secondo cui i processi di sviluppo si accompagnano a fenomeni di trasformazione, cioè alla creazione di nuovi prodotti, nuovi processi, nuove istituzioni, nuove competenze. In questa prospettiva non è indifferente, ai fini del processo di sviluppo, che cosa si produce, che cosa si esporta, che cosa si importa.
L’interpretazione proposta si contrappone alla tesi che attribuisce il ristagno dell’economia italiana ad una “crisi di produttività”, spiegata prevalentemente con la ridotta dimensione media delle imprese italiane.