L�articolo prende in esame la situazione del patriziato veneziano dopo la fine della Repubblica di Venezia focalizzandosi sulle dinamiche del reimpiego, sia dal punto di vista degli individui, sia da quello delle autorità governative. In un mutato contesto politico-istituzionale, il patriziato si scoprì privo di quello status che da secoli lo destinava ad occuparsi della cosa pubblica, trovandosi ormai in aperta competizione con individui di ogni estrazione sociale. Divenuti «sudditi», i patrizi intenzionati a proseguire una carriera pubblica dovettero imparare a relazionarsi con i nuovi governi austriaco e napoleonico al fine di presentare efficaci richieste di reimpiego. La capacità degli individui di interpretare i mutamenti in atto è stata colta proprio attraverso l�analisi di queste richieste, sia in termini di formule utilizzate, sia in termini di mansioni pregresse evidenziate (a volte sotto forma di curriculum vitae), sia in termini di giustificazioni fornite per il coinvolgimento in ruoli "politicamente sensibili". In un�ottica di ascesa sociale o di consolidamento della propria posizione era infatti indispensabile una certa abilità nel presentare se stessi, o addirittura nel rappresentarsi come più appariva opportuno. Un�indagine sull�uso di questo strumento ha dunque permesso di addentrarsi all�interno delle dinamiche di ridefinizione dei ceti dirigenti veneti all�inizio del XIX secolo.