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Il presente contributo muove dalle difficoltà, incontrate dalla dottrina e dalla giurisprudenza, nel dare risposta adeguata al fenomeno dell'usura "sopravvenuta". Nel ripercorrere le teorie e gli indirizzi più accreditati, ci si interroge sulle condizioni di possibilità di una soluzione pragmatica che consenta al giudice di sostituire, modificare, rivedere la clausola di interessi che, in origine non usurari, siano divenuti tali in relazione ad un nuovo tasso soglia. Si affaccia però, dietro la domanda, la povertà del nostro dato positivo rispetto ad altri orinamenti; che qui si risolve nell'assenza di rimedi flessibili, non colmabile neppure dalle inesauribili risorse della buona fede. È, questo, un vuoto che, in un sistema concepito sul primato della legge, che sovrasta il ruolo del giudice, non è reimpibile se non ripensando, sul piano normativo, i rapporti di equilibrio tra autorità giudiziaria e autonomia privata.
This contribution is motivated by the difficulties met in legal theory and jurisprudence in giving an adequate solution to the phenomenon of "supervening" usury. The overview of the most widely accredited theories and approaches raises the issue of finding a pragmatic solution enabling the judge to replace, modify and revise the clause providing for interests that initially did not configure a usury regime but that were effectively converted into usury following the setting of a new lending rate threshold. However, underlying the issue is a shortage of adequate legal provisions theeron in Italian positive law compared to other legal orders: there is a void of flexible remedies that cannot be filled even by bona fide provisions. This void, in a legal order built upon the primacy of law over the role of the judiciary, can only be filled by revising the legal equilibrium between judicial authority and private autonomy.
