Nel quadro delle prime riforme finanziarie promosse nella Lombardia Austriaca del XVIII secolo, l'autrice prende in esame le proposte di riordinamento degli appalti per gli alloggiamenti militari. Tali appalti erano al centro di complessi rapporti tra governo centrale, autorità locali, appaltatori e comandi militari. Se con i lavori della prima giunta del censimento si era cercato di procedere ad una più equa distribuzione del prelievo fiscale, con queste riforme militari si intendeva agire sull'altra componente della finanza pubblica, quella relativa alla spesa, riducendo gli sprechi. Questo suscitò una decisa reazione del ceto patrizio milanese in difesa delle tradizionali "libertà" di autogoverno. Lo scontro che ne scaturì si protrasse fino alla seconda metà del secolo, confluendo nel più ampio processo di riforma delle istituzioni civili e militari promosso nell'età dell'assolutismo illuminato.