In a not infrequent number of cases, the commission of an offence results in serious physical or moral suffering for the perpetrators themselves, a phenomenon commonly referred to as “natural punishment.” The Italian criminal justice system currently lacks any provision that allows or requires the judge to take such suffering into account by mitigating or waiving the statutory penalty. Drawing on an analysis of comparative law and historical proposals for a reform of the criminal code, this paper proposes the introduction of a legal clause allowing for the recognition of natural punishment under specific conditions. In support of this normative innovation, this paper advances a political-criminal argument grounded in constitutional principles.
Di fronte alla casistica non marginale dei reati che producono gravi sofferenze fisiche o morali nella sfera dello stesso autore del fatto, definiti come casi di pena naturale, l'ordinamento penale italiano non prevede alcuna disposizione che consenta o imponga al giudice di mitigare la pena o di rinunciarvi. Lo studio si propone, attraverso un'indagine di diritto comparato e l'esame di risalenti progetti di riforma del codice penale, di suggerire l'inserimento di una clausola normativa che permetta di valorizzare, in particolari condizioni, la pena naturale e fornisce una base argomentativa politico-criminale in tal senso, collegata al rispetto di principi costituzionali.