Milán, Italia
The paper addresses the main innovations introduced, in substantive criminal law, by Decree-Law No. 48 of 2025 (not yet converted into law when the paper was accepted). The provisions examined are traced back to three criminal policy guidelines, which in turn are inspired by symbolic-communicative and markedly preventive instances: the criminalisation of political dissent; the criminal repression of forms of hardship, poverty and social marginality; and the strengthening of criminal protection for law enforcement agents and officials. The author points out how, from a historical perspective, each of these guidelines represents a brake and a counter-push with respect to the complex process, not yet concluded, of freeing the penal code of 1930 from the illiberal encrustations that, genetically, afflict it. This has resulted in provisions characterised by more or less evident profiles of contrast with both the Italian Constitution and fundamental rights in their essential function of limits to the State's punitive power. With respect to these contrasts, having ascertained the difficulty of initiating profitable confrontations with policy makers, the author outlines possible jurisdictional remedies before higher courts.
Lo scritto si sofferma sulle principali novità introdotte, nel diritto penale sostanziale, dal decreto-legge n. 48 del 2025 (non ancora convertito nel momento in cui si scrive). Le disposizioni esaminate vengono ricondotte a tre direttrici politico-criminali, a loro volta ispirate a istanze simbolico-comunicative e marcatamente preventive: la criminalizzazione del dissenso politico; la repressione penale di forme di disagio, povertà e marginalità sociale; nonché il potenziamento della tutela penale per le forze dell'ordine. L'autore evidenzia come, in prospettiva storica, ciascuna di queste direttrici rappresenti un freno e una controspinta rispetto al difficile processo, non ancora concluso, di liberazione del codice Rocco dalle incrostazioni illiberali che, geneticamente, lo affliggo. Ne derivano disposizioni caratterizzate da più o meno evidenti profili di contrasto tanto con la Costituzione, quanto con i diritti fondamentali nella loro essenziale funzione di limiti alla potestà punitiva statale; contrasti rispetto ai quali, constatata difficoltà di avviare proficui confronti sul piano politico, si prospettano possibili rimedi sul piano giurisdizionale.