A differenza di molti altri Paesi europei, non esiste un'agenzia italiana incaricata di coordinare la politica estera delle biblioteche italiane. Di conseguenza, la diplomazia bibliotecaria italiana - le persone che rappresentano le biblioteche italiane a livello internazionale - non ha la possibilità di scambiare dati a livello nazionale, non ha una posizione concordata sui temi che riguardano la biblioteconomia internazionale e non ha una visione comune quando è necessario creare alleanze e coalizioni professionali. Primo: le disparità regionali. Le biblioteche italiane nel loro complesso sono meno sviluppate di quelle che operano in altri Paesi. Di conseguenza, qualsiasi politica bibliotecaria europea dovrebbe essere accompagnata da una strategia finanziaria, con l'Italia concentrata sui Fondi strutturali e di investimento europei - e non solo sui programmi educativi e culturali della Commissione europea (Erasmus+, Europa Creativa, ecc.). In secondo luogo, i bibliotecari italiani dovrebbero astenersi da un approccio “nomotetico” di parte, secondo il quale un'esperienza che ha avuto successo in un Paese o in una regione può essere automaticamente trasferita a un altro Paese o a un'altra regione. Perché una “buona” pratica diventi una “migliore” pratica, il successo è certamente un fattore critico. Tuttavia, i “requisiti di replicabilità”, “scalabilità” e “convenienza economica” sono fattori critici nella diffusione di una buona pratica. L'enfasi dovrebbe essere posta sulle biblioteche beneficiarie e sul modo in cui hanno trasformato/adattato le buone pratiche importate, piuttosto che sull'entità che le ha prodotte. In terzo luogo, secondo la Raccomandazione del Consiglio d'Europa sulla legislazione e le politiche bibliotecarie in Europa, l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è il nuovo quadro di riferimento per le operazioni delle biblioteche. Pertanto, ogni tema bibliotecario discusso, sia a livello nazionale che internazionale, dovrebbe essere collegato agli SDG pertinenti, al fine di collegare le politiche bibliotecarie con le politiche pubbliche locali e massimizzarne i risultati.
Unlike many other European countries, there is no Italian agency in charge of coordinating the foreign policy of Italian libraries. As a result, the Italian library diplomacy – people representing Italian libraries at international level – have no possibility of exchanging data at national level, no agreed stand on topics regarding international librarianship, and no common brief when there is a need to create professional alliances and coalitions.This article suggests three key strategic points around which the Italian library diplomacy should revolve. First, regional disparities. Italian libraries as a whole are less developed than libraries operating in other countries. As a result, any European library policy should come together with a financial strategy,with Italy being focused on the European Structural and Investment Funds - and not only on the educational and cultural programmes of the European Commission (Erasmus+, Creative Europe, etc.). Second, Italian librarians should refrain from a biased “nomothetic” approach, according to which an experience that has been successful in a country or a region can be automatically transferred to another country or region. For a “good” practice to become a “best” practice, success is certainly a critical factor. Nevertheless, “replicability requirements”, “scalability”,and “economic convenience” are critical factors in the diffusion of a good practice. Emphasis should be put on recipient libraries and the way they transformed / adapted the imported good practice, rather than on the entity producing the practice. Third, in accordance to the Council of Europe Recommendation on Library Legislation and Policies in Europe, the Agenda 2030 for sustainable development is the new framework for library operations. Therefore, each library topic that is discussed, both at national and international level, should be linked to relevant SDGs in order to link library policies with local public policies and to maximise their outcomes.