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Il saggio dà conto innanzitutto della fondamentale influenza esercitata dalla dottrina di lingua tedesca sulla prima edizione del "Contratto di lavoro" di Barassi. Esamina poi analiticamente i vari punti su cui Barassi, ignorato da Lotmar nella sua opera, si confronta con lo studioso tedesco-elvetico nella successiva edizione del proprio libro: si tratta di molti temi, su diversi dei quali la polemica è forte, dimostrando come sullo sfondo stiano due diverse visioni teoriche e, soprattutto, del retroterra socio-economico e culturale, e come sia perciò semplicistico considerare senz'altro sullo stesso piano le due maggiori ricostruzioni del contratto di lavoro elaborate in Italia e in Germania. Diversa è, infine, anche la "fortuna" dei due studiosi: l'opera di Barassi è quasi unanimemente considerata il pilastro fondante della scienza lavoristica italiana, l'opera di Lotmar è oscurata da quella dei suoi allievi weimariani - in primo luogo Sinzheimer -, fino alla brutale dimenticanza di tutti nel dopoguerra e alla tardiva e parziale riscoperta degli ultimi tempi
