A un anno di distanza dalla sua approvazione, la riforma del mercato del lavoro realizzata con la legge 276/2003 (legge Biagi) stenta a decollare. In questo scritto le ragioni di tale ritardo vengono esplorate con gli strumenti della teoria economica. Essa consente di mettere in luce alcune importanti carenze dell’impianto della riforma. Che non riguardano gli obiettivi, ma la diagnosi e l’impostazione generale della terapia. Sul primo punto, la riforma sottovaluta come la situazione del mercato del lavoro italiano sia molto variegata, presentando aree e regioni che funzionano assai meglio della media. Sul secondo punto essa trascura il fatto che l’efficienza allocativa è solo uno dei compiti che il mercato deve assicurare (i contratti hanno anche importanti funzioni informative, incentivanti, assicurative e distributive). Non si può sottovalutare, allora, il rischio che la riforma finisca col mancare i propri obiettivi, conducendo a risultati controproducenti