In una visione keynesiana, l’occupazione è fondamentalmente determinata sul mercato del prodotto, in opposizione ad approcci “mainstream” della Labour Economics, di analisi parziale del mercato del lavoro, con qualche nozione di occupazione/disoccupazione di “equilibrio”. Ma pur ribadendo la causazione keynesiana, il fatto stilizzato evidenziato nel caso italiano di ampia variabilità dell’elasticità occupazione/prodotto incoraggia una riflessione ulteriore per le determinanti dell’attivazione occupazionale. Le addizioni (riduzioni) degli impieghi del lavoro, dato un incremento (contrazione) percentuale del PIL, variano infatti ampiamente fra i Paesi, o in un Paese fra gli episodi ciclici. Recentemente, si è osservata una crescita del prodotto con maggior “contenuto” di occupazione, con l’implicazione inversa di una stagnazione della produttività. Si razionalizzano, quindi, i fattori che influiscono sull’elasticità occupazionale. Si considerano il ruolo della composizione dell’economia e i suoi cambiamenti strutturali. Dopo questi, rimane da valutare l’eventuale influenza sull’elasticità lavoro/prodotto degli assetti istituzionali della regolazione dello scambio del lavoro. Il contributo si finalizza alla riflessione preliminare intorno alla domanda fondamentale del perché l’intensità occupazionale della crescita varia nello spazio e nel tempo.